Mi rifaccio qui ad una delle tante canzoni che dipingono in maniera non diversa da quella che farebbe un medico quelle vite che si legano al bipolarismo.
"Lo chiamavano Keaton quel pianista
Naturalmente perché non sorrideva mai
mentre noi ci ammazzavamo di risate
a vederlo là come un parafulmine, dritto
contro un cielo di guai
guai di tasche a violoncello, guai d'amore
guai di vita distratta e disperata
che ricamavano dentro al suo stupore
una tela affascinante, ma un po' troppo delicata"
In queste poche parole Guccini riassume gli elementi della biografia bipolare. Una persona che può presentarsi come triste, ma già il sospetto si insinua perché è un artista, per cui ha una "marcia" in più, anche se consacrata ad una tristezza di fondo. Consacrata forse alla tristezza, ma espressa dietro ad una voglia di parlare, di dipingere, di scrivere, di urlare.
Un personaggio che si deve destreggiare tra sfortune e guai, piccoli e grandi, ma che ha una curiosa capacità di rinascere, di assorbire le disgrazie. Eppure ogni volta corre il rischio di essere definitivamente "folgorato" da una sorte avversa, ma sembra animato da una forza che va oltre questa cautela, o questo timore.
Ed ecco che questo personaggio così sfortunato e deriso da chi lo vede in difficoltà, ha una vita che è però "piena", magari di guai ma piena. Quel pieno denota che non è la depressione ad aver segnato la sua vita, ma una serie di tentativi, di prove, di sfide, di accelerazioni. Chi rischia alla fine ci rimette, statisticamente una serie di episodi di euforia o eccitamento non può infatti che portare ad una base più depressa. Alla fine il bipolare sembra un eroe triste, ma è invece un sopravvissuto ai suoi stessi incendi, tutt'altro che titolare di una vita deserta, scialba e indifferente.
A volte la sua vita è "distratta" (depressa, inibita), altre "disperata" (stato misto, depressione agitata), altre ancora è euforica, ma dopo anni rimangono solo i segni, e degli sprazzi brevi, quando suona:
"Si illuminava poi come di colpo
lungo l'efimero consueto di una sera
si illuminava di una gioia grande
quando si avvicinava a una tastiera"
Un personaggio triste, che però si accende nel suonare, con una vita fatta di guai, e che ha resistito come un parafulmine nonostante tutto, è il tipico personaggio bipolare. E i suoi guai, i voltafaccia della sorte o i fallimenti che si è attirato rischiando, gli fanno cambiare rotta con suo stesso stupore.
Una vita affascinante ma delicata. Nella fase finale, con l'umore malinconico e un interesse limitato al sogno, o ai ricordi, o a qualche momento di euforia grande, la persona bipolare sente di sé appunto una delicatezza, un eccessivo risuonare a ciò che gli capita, ai suoi stessi sogni. Non di rado vi è allora un isolamento, per aspettare tempi migliori, per evitare di affrontare una vita che rischia di illudere con una giro di danza e di deludere con il successivo.
Forza e debolezza della struttura bipolare descritte insieme. A volte la lettura esistenziale aiuta a sistemare le esperienze e a ritrovare una nuova via, altre invece non basta. Ecco che subentrano le cure, che cercano di restituire alla persona la capacità di accendersi di nuovo e più a lungo, senza che il cervello diventi "usuraio" di se stesso, chiedendo pwer un prestito immediato di buon umore una montagna di interessi depressivi.
Dr. Matteo Pacini
Fonte: http://www.medicitalia.it/blog/psichiatria/228-vita-bipolari-scintille-cicatrici.html